venerdì 12 giugno 2015

Il Poster parte I (racconto)



Chi mi segue da un po' sa che questo è un vecchio racconto già pubblicato qualche anno fa sul vecchio blog.
Ed essenzialmente il testo è sempre quello, anche se l'ho rivisto per renderlo più scorrevole ed eliminare qualche svarione lessicale.
L'ho diviso in tre parti; questa è la prima.
Buona lettura!

IL POSTER

Smisi per un attimo di scompormi e mi ritrovai davanti all’orologio che mi ricordava che il tempo concessomi era sul punto di terminare.



Ero solito fare almeno due volte alla settimana la mia scomposizione. Molti anni prima (tanti che ormai la cosa era entrata a scuola nel programma di storia) qualcuno aveva scoperto che l’uomo era tecnicamente assimilabile ad una macchina: così come ogni tot chilometri è bene portare l’auto dal meccanico, farla smontare pezzo per pezzo, ripulirne le parti e poi rimetterla a posto, nello stesso modo era possibile farlo con la mente umana. Pian piano furono approntati speciali luoghi dove era possibile fare quest’operazione: stanze completamente vuote tranne che per una sedia ergonomica e uno specchio; come quella in cui mi trovavo in questo momento. Era possibile accedere a queste stanze dopo un corso di alcuni mesi in cui veniva spiegato come scomporre la mente in vari scomparti: lavoro, amicizia, affetti, famiglia, studio, memoria, sentimenti vari, ecc.. Terminata questa prima parte, era possibile ripulire le varie parti, togliendo le incrostazioni che dall’ultima volta si erano formate e che influivano negativamente sulla vita presente. Se per esempio avevi litigato col capoufficio, o tua moglie ti aveva risposto un po’ bruscamente senza che tu te l’aspettassi, allora si evidenziavano le sezioni lavoro o affetti e si rimuovevano da esse questi episodi, col risultato che queste tornavano immacolate e tutta la vita diventava più scorrevole, senza intoppi e intralci di alcun genere.

Era un po’ come andare dal vecchio psicanalista, solo che costava molto meno e potevi farlo da solo, come e quando volevi.

E tutto ciò faceva bene ai singoli come alla società. Infatti molti giudici nei tribunali avevano preso a imporre a persone accusate di piccoli reati di sottoporsi a questo espediente, come cura oltre che come pena.

Devo dire che anche a me era sembrata una buona idea: c’era meno gente in carcere, a vivere a spese dello stato, e si dava loro la possibilità di rimettersi subito in carreggiata.

Ma non devo divagare, me lo sono imposto proprio prima di iniziare la seduta di scomposizione di oggi, per ragioni di tempo, perché non è possibile fare una pulizia completa ogni volta. Se per ogni sezione, infatti, si dovesse togliere via ogni più piccola imperfezione ci vorrebbe molto tempo: calcolate più o meno un quarto d’ora per ogni blocco, moltiplicatelo per tutte le sezioni, almeno quelle principali, e vi renderete conto di quanto fa. Perciò ognuno ha il suo metodo, come per le pulizie di casa: c’è chi pulisce ogni cosa sufficientemente dando una parvenza generale di pulizia e insistendo ogni tanto su qualcosa di più preciso; e c’è chi invece preferisce concentrarsi su una sezione particolare alla volta e lucidarla per bene, tralasciando le altre.

Ora, all’inizio, quando la procedura di pulizia si poteva effettuare solo nei centri specializzati, erano pochi quelli che la praticavano e il tempo a disposizione per ciascuno era praticamente illimitato: in un giorno si presentavano due tre persone nei centri convenzionati. Poco alla volta però i clienti si erano moltiplicati e gli organizzatori erano stati costretti a stabilire un tempo preciso per ogni seduta personale. Alla fine fu stabilita un’ora a testa.



Terminai il tempo assegnatomi e controllai allo speciale specchio se ero intero. Il sistema era quello solito: ti fotografi l’animo prima e lo rivedi dopo l’operazione di pulizia.

Mi sembrava che tutto fosse a posto.

Uscii per strada e aspirai a pieni polmoni l’aria che quel giorno era densa; evidentemente, pensai, oggi è il turno di chi è stato punito per lungo tempo. Pensai che quel metodo di immettere nell’aria sostanze per alleviare determinate pene, emozioni troppo forti o infelicità varie fosse abbastanza valido.

Ormai tutto poteva essere controllato e indirizzato verso il Bene. C’era stato un tempo in cui di fronte a problemi sociali e momenti di tensione collettiva, il Potere utilizzava metodi ancora infantili. Di fronte a quelle che venivano chiamate ‘emergenze sociali’, o quando la coscienza collettiva si avvicinava al centro vero di qualche problema (col rischio di destabilizzare il Potere stesso e chi l’aveva in mano smascherandone i piani) i Governi mettevano in piedi una ‘controfferta’ per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica. Bastava un programma televisivo messo al punto giusto o qualche fatto clamoroso (un omicidio ‘politico’, uno scandalo bello grosso e rumoroso, ma di quelli che finiscono tutti in una bolla di sapone) perché la gente si dimenticasse del resto e per qualche mese stesse buona buona. Era il vecchio panem et circenses dei romani, niente di nuovo quindi.

In realtà, questi metodi non erano eccessivamente efficaci perché c’era sempre qualcuno in grado di mettere in guardia la società, quelli che venivano definiti la ‘coscienza critica’, capaci nonostante tutto di pensare in modo autonomo dalla massa. Si trattava comunque di soggetti facilmente emarginabili e che, quando andavano troppo oltre, venivano facilmente eliminati, fisicamente o socialmente (ad esempio con un bello scandalo montato ad arte), ma tutto ciò costava fatica, denaro e bisognava tirare dentro troppe persone…

 Ora questo nuovo metodo, invece, permetteva di controllare ogni cosa in maniera pulita e legale. Poiché tutti abbiamo bisogno di respirare per vivere, allora quale soluzione migliore che immettere nell’aria sostanze aventi lo stesso effetto di programmi di intrattenimento e scandali  tenendo buona la gente? Tutto legale e meritorio perché fatto ‘per il bene della Nazione e del Mondo’.

Così un gruppo mondiale di scienziati dell’ONU (L’Organizzazione delle Nazioni Unificate, erede diretta della vecchia ONU dopo la Pianificazione voluta dai G8 contro quelli che essi chiamavano terroristi) aveva selezionato una serie di sostanze buone ad ogni evenienza e il gioco era fatto: come all’inizio dell’estate vengono immessi nell’aria insetticidi contro moscerini e zanzare, allo stesso modo quando le acque sociali sembravano muoversi un po’ troppo, un’innaffiata collettiva era ciò che serviva.

Pian piano l’operazione era stata accettata a livello mondiale, così il Potere si era sentito in dovere di diffondere quotidianamente nell’aria una certa quantità di sostanze calmanti: era un po’ come quando si prendeva la tisana della sera per dormire. E se, per qualsiasi motivo qualcuno sfuggiva al trattamento comunitario, c’era sempre la scomposizione legale obbligatoria.

C’era poi ancora un altro metodo, precedente a quello dell’immissione nell’aria di sostanze calmanti e terapeutiche, che consisteva nell’iniezione personalizzata di un prodotto dopo la pulizia interiore fatta con la scomposizione, e che dava la possibilità di vedere le cose con più oggettività e serenità. La nuova ONU aveva assicurato che non si trattava di una droga perché non dava assuefazione e non provocava danni all’organismo.

Dapprincipio io era stato tra quelli, pochi per la verità, che credevano che questo vecchio metodo dell’iniezione singola fosse ancora buono; ma mi rendevo conto della dispendiosità e della pericolosità del fatto: qualcuno poteva sfuggire e allora non sarebbe servito a niente tutto il resto.

Io continuavo ancora a praticare questo metodo e il suo ricordo me ne fece venire la voglia, provai un bisogno assoluto di fare l’iniezione e mi precipitai a casa.

Quando sentii il liquido scorrermi nelle vene stetti subito meglio. L’iniezione mi stava facendo indubbiamente bene, anche se mi ricordai che l’ultima volta, dopo, avevo avuto strani mal di capo. Non volli pensarci; ora ero seduto sulla mia poltrona preferita, quella di pelle amaranto, e stavo guardando il poster tridimensionale appeso davanti a me.

4 commenti:

  1. Sento puzza di guai in arrivo. Non conosco la storia e attendo di leggere gli sviluppi...

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    1. questa volta la storia è già scritta, quindi niente attese infinite per leggere il finale! è un racconto tra il fantasy e la fantascienza, forse con un finale troppo moralista, ma l'ho scritto in un'altra epoca: la prima stesura è del 1990 circa ed erano forse neanche 500 parole che poi sono diventate 3000 nel 2010 o giù di lì. grazie per l'attenzione!

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  2. Io invece l'avevo già letta e qualcosa ricordo... Ma Ivano stia tranquillo, non spoilero ;-)

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    1. beh, non c'è molto da dire, è una cosa molto semplice e veloce.

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