mercoledì 2 settembre 2015

Una Punto amaranto alla conquista dell'Italia

Non era proprio questa, ma assomigliava...
Rubo qualche momento al lavoro in negozio per dirvi che sono ancora qui e, per adesso, è tutto ok.
Così voglio intrattenervi con un paio di riflessioni, o chiamatele pure provocazioni, perché sapete che quello che devo dire lo dico anche a costo di essere impopolare, politicamente scorretto e tutte quelle altre cose lì che dicono quelli che vogliono fare i fighetti.
Premetto, come sempre, che non voglio dare giudizi sulle singole persone o le singole storie, ma affronto dati di fatto.
Iniziamo. Avrete letto o sentito le ultime polemche dei docenti che protestano perché quest anno scolastico saranno assunti. Sì, lo so, messa così si innesca già la polemica. Ma so anche che nessuno normalmente si lamenta se trova un posto di lavoro, specie quando è un lavoro che si è scelto e agognato, e per il quale si è studiato e si è lottato.
Queste persone protestano perché c'è la possibilità che per lavorare dovranno spostarsi da casa loro, magari andando in un'altra regione distante centinaia di chilometri e dovranno portarsi appresso la famiglia.
Ripeto che non voglio né devo giudicare, ma mi darete la possibilità di raccontare una storia. 
Era il 1999 (sì, proprio alle soglie del fatidico millennio, con la paura che il baco si infilasse nei nostri computer e noi restassimo senza più memoria né abilità intellettuale) e una mattina di settembre - era buio, più o meno le 05.00 - caricavo sulla mia Punto amaranto nichelizzata moglie, figlia e gli ultimi bagagli e partivo alla conquista autostradale dell'Italia. L'ho attraversata tutta, dalla Calabria al Piemonte, e più o meno mentre nelle case degli italiani andava la sigla del TG1 della sera, arrivavo a destinazione.
Era iniziata una nuova fase della mia vita: ero ufficialmente un emigrante e stavo per cominciare la mia carriera di facchino a 1 milione e 200 mila lire al mese per 8-10 ore al giorno di lavoro pesante, sicuramente lontanissimo da quello per cui avevo studiato e dalle mie aspirazioni. 
Parafrasando il poeta, "era uno sporco lavoro, ma qualcuno lo doveva pur fare" specie se serviva a mantenere una famiglia: la mia. Ho fatto quel lavoro per più di dieci anni, c'ho guadagnato qualche vertebra spostata a causa del peso del materiale movimentato, un taglio alla mano, qualche piccola frattura sparsa a braccia e piedi e molta bile. Ma tant'è: ho accettato subito quel lavoro e l'ho fatto perché mi dava da mangiare. Ora per fortuna le cose vanno un po' meglio, ma quando cambia il tempo o metto male la schiena quei dieci anni si fanno risentire tutti...
Detto ciò cerco di immedesimarmi nella protesta dei docenti, ma (sempre fatti salvi casi particolari) mi dico: quando scegli un lavoro come quello dovresti mettere in conto che potresti andare a finire in qualche scuola di montagna o a 1000 chilometri di distanza; d'altra parte non è colpa di nessuno se l'Italia è così lunga e ci vuole un giorno per attraversarla tutta.
È come per chi decide di fare il medico, l'infermiere, il poliziotto, il carabiniere, il militare di carriera... Se proprio vuoi stare al sicuro da brutti imprevisti, allora apriti una latteria sotto casa.
Bene. Terminato con quest argomento, molto brevemente faccio un'ultima osservazione.
Riguarda il prossimo giubileo della chiesa cattolica. Il papa ha deciso che, per quest anno, sarà perdonato il peccato di procurato aborto a chi si dovesse confessare e sia pentito/a. Non entro nel merito dell'aborto, del senso del peccato, della fede. Mi chiedo, invece: se è possibile (per chi crede nei dettami della chiesa cattolica) essere assolti in questo periodo particolare, perché non è possibile esserlo sempre, in ogni tempo e momento? Non si tratta dello stesso 'peccato'? O è un 'peccato' perdonabile, sia pure a certe condizioni spirituale e personali, o non lo è. Anch'io ogni tanto decido che per una settimana vendo le penne ZY con lo sconto del X %, ma si tratta di penne non di affari di coscienza!
Ma sì, fatemi tornare al buon odore dei miei quaderni e dei miei album da disegno...

L'Oste Juan

8 commenti:

  1. Purtroppo a volte è ancora valida la frase un po' altezzosa ma con un fondo di verità di Arrigo Boito, che diceva a proposito di manifestazioni operaie nell'Italia di fine '800 che il motivo dello scontro non era il pane, ma la marmellata...

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    1. È più facile accapigliarsi su quello che è secondario perché alla fine si resta sempre "amici", mentre sulle cose essenziali devi prendere una posizione seria, argomentata e impegnativa (nel senso che ti 'impegna').

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  2. Per quanto riguarda gli insegnanti, tra un anno, me li vedo in piazza a protestare perché qualche immigrato con laurea verrà assunto a tempo indeterminato in una scuola di montagna, e subito ci sarà il cinquestellino o il leghista, e in coro tutti gli insegnanti: ci stanno rubando il lavoro!
    E sghignazzerò se penso che oggi, da supplenti si fanno chilometri e chilometri per insegnare, ma di ruolo no, devono stare sotto casa! E protestano.

    Io penso seriamente che gli immigrati ci rubino il lavoro solo perché chi si lamenta, in realtà, il lavoro non lo vuole, o non lo cerca. E chi protesta anche quando si avvera il suo sogno, allora ha qualche problema serio... e dovrebbe farsi vedere da uno bravo.

    Per quanto riguarda il perdono a chi ha abortito, è tempo di saldi. Son finiti i saldi da poco, per cui la nuova offerta speciale per l'autunno è il perdono dell'aborto, a marzo si farà un condono fiscale, e per agosto si pensa già a un bell'indulto.

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    1. Arrivi tardi: la scorsa settimana qualcuno ha chiesto che venga licenziato un giornalista d'origine indiana della RAI per ritorsione alla questione dei Marò! E qualcun altro ha chiesto di sapere come mai, sempre in RAI, ci sono diversi giornalisti col nome arabo... A questo punto io vorrei chiedere a Juve/Milan/Inter... come mai nelle loro squadre l'80% dei dipendenti (i calciatori) è straniero e viene pagato milioni di euro all'anno con tutti i giovani calciatori che affollano le giovanili. Io penso che la questione immigrati non si risolverà mai, almeno fino a che (come ora) verrà ffrontata solo per partito preso, cioè: invece di partire da questa gente e dai loro problemi, si parte dalla difesa della propria ideologia; poi che l'oggetto sia la carne in scatola o le carrette del mare non fa alcuna differenza. Ma questo è il problema dell'Italia in generale. E forse questo ragionamento si può applicare anche alla questione dell'aborto (o dell'amnistia o altro): visto che non sogliono chiamare le cose col loro nome e non si vuole prendere "una" decisione, ci si barcamena con le parole e coi traccheggiamenti. Come sono polemico oggi!

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    2. Non sei polemico... Metti solo i puntini sulle i, e in questa bell'Italia, mi sembra giusto farlo :-)

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  3. Raramente io entro in merito alle polemiche, perché in me - proprio come nel mio idolo letterario Henry Miller, sara un caso? - c'è una componente hitleriana che non riesco a estinguere (ma neanche ci provo più di tanto, per la verità). Ti esprimo solo la mia ammirazione incondizionata per aver fatto qualcosa che io non sarei stato mai capace di fare... non per niente non mi sono mai sposato.

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    1. ahahahah! se Hitler avesse solo espresso le sue idee senza metterle in pratica mi poteva stare anche simpatico; purtroppo... quindi se vuoi dire qualcosa esprimiti pure, tanto viviamo in posti lontani e distanti!

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